Una comunità intenzionale che coltiva identità e appartenenza, in relazione con la Natura.Scopri la nostra missione, la storia e le persone che rendono possibile questo cammino di crescita e trasformazione.

Che cos’è per noi una Tribù

Una Tribù è un ecosistema umano: identità (chi sono, cosa porto) e appartenenza (come stiamo nel noi). Cura delle relazioni, responsabilità condivise, ascolto, lavoro comune e contatto vivo con la Natura. Non un gruppo chiuso, ma uno spazio reale di crescita e servizio reciproco.

Non un gruppo chiuso, ma uno spazio reale di crescita e servizio reciproco. Se senti risonanza, inizia da Tribunauti.

Cosa rappresenta per noi la nostra tribù

I Luoghi

Una Tribù è un ecosistema umano: identità (chi sono, cosa porto) e appartenenza (come stiamo nel noi). Cura delle relazioni, responsabilità condivise, ascolto, lavoro comune e contatto vivo con la Natura. Non un gruppo chiuso, ma uno spazio reale di crescita e servizio reciproco.

La Tribù oggi

Casaruota vive di persone in cammino: ci si riconosce per risonanza, non per etichette. Qui ognuno porta una medicina unica e la mette al servizio del noi. Nelle giornate di lavoro, nei riti, nel silenzio dei boschi, la Tribù è un luogo reale: ci si ascolta, si cresce, si celebra.
Questi siamo noi—e questo è l’abbraccio a chi arriva.

Qui nessuno è ospite: chi entra porta qualcosa e riceve qualcosa. La Tribù cresce quando cresce ciascuno di noi.

La Tribù presenta sé stessa

Siamo per lo più trabiccoli, membri strani e fieramente fragili della giovane Tribù di Casaruota. 

Ognuno di noi membri di questa Tribù, nel proprio quotidiano, lotta per non perdere il contatto con le tematiche che gli sono più care, come ad esempio quelle che possono dare origine a delle increspature. Avete presente quando la propria imperfezione si palesa priva di ogni possibile alibi? Anche in quei disagevoli momenti noi ci sentiamo e ci siamo, a qualunque ora, l’uno per gli altri e tutti per uno, solo che in quanto esseri pacifici non incrociamo spade, casomai alziamo al cielo boccali stracolmi. Allo stesso inscindibile tempo, nel nostro insieme, pur non sempre in presenza, ci impegniamo tutti a riavvolgere il nastro di un sapere antico, a recuperare come degli archeo-illogici – una nota alla volta – quel canto della natura che ci riconnette al Mistero, quella musica di un mondo che Novecento di Baricco percepiva, comprensibilmente esclusiva, di un’importanza per la quale non si sentiva pronto, per poi suonarne sulla nave una mai sentita prima. Parliamo di una ricerca spirituale che per noi è scevra da dogmi e allo stesso tempo per niente anarchica, casomai teneramente utopistica e orgogliosamente anacronistica, ma, non avendo il talento del pianista sull’Oceano, per lo più ricca di stonature e risate; in effetti ci manca il pennellino da assistente di Indiana Jones, e comunque no, a Casaruota non abbiamo un pianoforte, per il mare non ci stiamo attrezzando, ma intanto possiamo raccogliere fondi per la barca. 

Non abbiamo parole che non possiamo pronunciare e neppure idoli da non poter accompagnare – magari con gentilezza – a quel paese; ce lo possiamo permettere perché ci fidiamo l’uno dell’altro e sappiamo sempre dove mirano i nostri dubbi, dove riparano le nostre amorevoli paure in questa vita. 

Sappiamo giocare per dar forma al vento, ci consentiamo di poter essere noi stessi fin dove riusciamo a concedercelo e, se allunghiamo una mano, incontriamo compassione affettuosa e mai banale, nessun giudizio e uno stimolo a migliorarci, magari non sempre spendibile sul momento ma che ci mostra uno spiraglio fin lì impensabile. Contiamo sempre sul poter generare un coro per toccarci dentro… e un sogno grande, da condividere, lo abbiamo già: che questa idea di rivoluzione, di silenzioso e determinato contrasto alle istanze omologatrici ed individualiste di questa epoca, non sia solo per noi e che l’oro posto all’ingresso di Casaruota non sia nulla di più e nulla di meno di un richiamo, magari non per tanti oggi, domani chissà; ma sappiate che è pittura quella sulla porta e che il tesoro l’abbiamo nascosto in una notte di qualche estate fa, ahinoi dopo tanta baldoria. 

…a popolar di sogni le stagioni del tempo. 
Dare una forma al vento divenne il nostro credo, 
La parola del cuore …e la sua voce.

– Tribù di Casaruota

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