L'Angolo di Merlino

Mi chiedo spesso che cosa voglia dire “fare rete”. In due parole credo che possa riguardare un problema di «accento e sottolineatura», in relazione al contesto in cui questi sono posti. Tutte le componenti dell’universo in cui viviamo, dalle più semplici alle più complesse, sono variamente organizzate in sistemi, viventi o non viventi, micro o macro, ognuno dei quali è regolato da leggi proprie che consentono un equilibrio dinamico funzionale al suo mantenimento. Progressivamente, l’interpretazione delle dinamiche interne a questi sistemi ha subito profondi ribaltamenti di prospettiva, che sono andati di pari passo con l’evoluzione della fisica dai tempi di Newton a quelli di Einstein. Per attenerci al tema di questa riflessione, possiamo sintetizzare con quanto segue: se, fino all’altro ieri, si è dato il massimo risalto alla struttura e ai comportamenti relativi dei singoli oggetti che costituiscono individualmente un certo insieme – ad esempio le persone che, in un Cerchio,  sono impegnate nella divulgazione sciamanica – dall’altro ieri in poi, al cambiamento di paradigma, il riferimento prioritario divengono le relazioni che ognuno di questi oggetti (le persone), e tutti assieme, riescono a realizzare all’interno del proprio insieme (il Cerchio). Il passaggio è ancora più sconvolgente se si pensa che i nativi europei (gli antichi Celti e i loro predecessori, i popoli costruttori dei “megaliti”), molti secoli, ma probabilmente migliaia d’anni fa, immergevano di fatto tutti questi sistemi (ancora nemmeno lontanamente immaginati) nella complessa ed infinita tela di ragno conosciuta da loro come Wyrd. Proprio esso, modificandosi continuamente come un’immensa matrice spirituale, manifestava quegli avvenimenti che avrebbero composto e strutturato il tempo e la storia di tutti gli essere, tra cui l’uomo. Tra l’altro, questa è l’affascinante ipotesi olistica – ipotesi Gaia – che J.Lovelock, uno scienziato inglese (e non un mistico o uno sciamano), formulò nel 1979. Questa teoria, fa di Gaia, l’antico nome mitico della terra, e magari, perché no, anche di tutto l’universo, un super-organismo che vive in virtù delle relazioni omogenee che si instaurano continuamente tra le sue singole parti.

Per dirlo in termini più pratici e scanzonati, se rappresento il mondo personale di Andrea Roccia che Canta – storia, bisogni, desideri, abitudini, sfide, progetti, assieme al lavoro, lo svago, la coppia, la casa, i seminari di sciamanesimo, ecc. – con una pallina da tennis, l’atteggiamento del riporre tutti gli aspetti che caratterizzano la sua intera vita, a molteplici livelli di importanza , in scatole di vari colori e dimensioni da collocare sopra scaffalature interiori, è, a mio avviso, controproducente e decisamente obsoleto.  Fino a che continuiamo a credere di essere delle palline trasportate per inerzia dal flusso della corrente, che occasionalmente si incontrano, spesso si scontrano, scambiando informazioni o insulti, più o meno superficiali; fino a quando questo flusso scambievole viene utilizzato sostanzialmente per definire – spesso per disputa o reazione – l’architettura interna della pallina stessa in cui tornare a rifugiarci prima possibile, non si verificheranno in nessun modo crescite nel sistema, ma solamente cristallizzazioni delle sue componenti e rarefazione delle relazioni tra di esse. Non solo non saremo al servizio del sistema, ma neppure di noi stessi che, dal sistema, ci alimentiamo. Non ho fatto nessuna scoperta nuova, figuriamoci, quella che ho cercato di descrivere è solo la struttura monolitica dell’ego: nostra eccellenza e disperazione. La sfida dunque, per quel piccolo sistema collocato nel tempo e nello spazio che risponde al nome di Sentieri Sciamanici, è quella di riuscire a scorgere  e provare ad allinearsi con una semplice verità: che cioè la struttura-pallina-da-tennis non esiste, ma esistono solamente le relazioni che essa produce in riferimento a tutte le altre non-palline. Per verificare questo è sufficiente aguzzare la vista, potendo disporre di un paio di lenti certamente più potenti di quelle di Newton ai suoi tempi; lenti capaci di scomporre quell’ingombrante densità omogenea interiore, in una trama di relazioni via via sempre più sottile. L’apparente continuità della psiche, che oggi sappiamo articolarsi in una rete di sub-personalità, e, all’interno di ognuna di esse, un progetto originario di natura spirituale – la Medicina – con le istruzioni per portarlo a compimento in un crescendo sinfonico di stupore e meraviglia. Perché più potente è la lente della consapevolezza, più minuta si fa la trama.

All’interno del sistema-Cerchio, ognuno di noi è un nodo relazionale fluido, con niente di stabile e precostituito ad appesantirlo, rete nella rete per ritornare sulle vie di casa. Esso avanza entro una grande tela di ragno di possibilità diverse che la volontà libera del momento continuamente modella per esserne rimodellata a sua volta.  Così, ad ogni passo, la completezza apparente si discioglie e adombra per tornare a riformarsi, intatta ma diversa, il passo successivo. Così chiamo l’eterno slancio della marea che si esaurisce sulla lingua di sabbia, per tornare alla sapienza dell’oceano, forte dell’esperienza e della memoria di quello slancio.

Allora mi chiedo, se infine cessassimo di ritenerci delle collezioni di oggetti da proteggere, dei musei polverosi pieni di videocamere per custodire qualcosa che di fatto non esiste perché presente solo all’interno della nostra cineteca mentale (la causa principale, tra l’altro, delle nostre emozioni negative), non finiremmo con lo scoprirci più liberi, più “on the road” e al tempo stesso maggiormente relazionali?

Io credo che la salvezza dell’umanità, se ancora ci potrà essere, rimane confinata nella capacità di tessere e valorizzare relazioni globali, di matrice spirituale, mettendo da parte i miopi, sterili, gracili, posti al sole che ognuno di noi può vanamente sperare di ritagliarsi nell’insieme di riferimento.

“Dio è relazione” diceva Tommaso d’Aquino parlando dello Spirito. E che cosa fa lo Spirito se non produrre quell’immenso percorso d’amore sulle cui strade, e non dentro miriadi di fortini assediati, le nostre scintille divine possono incontrarsi per irradiare nuove  possibilità da offrire a ogni essere?

Noi lavoriamo per questo, chi vuole unirsi a noi sarà il benvenuto.

Merlino per i Viandanti del Sogno

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