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Ultimo appuntamento, appena ieri, per un rito tra i più sacri per il mondo nativo: quello della Capanna del Sudore. Per noi che viviamo nella modernità, un’occasione da non perdere per recuperarne l’essenza e il motivo dominante, la purificazione. Per rendere più efficace questa funzione, non si può generalizzare la sua programmazione, perché un giorno non vale un altro. In seno al ciclo della Ruota del Tempo, ci sono date appropriate, rispetto ad altre neutre o poco affini. Possiamo certamente collocare nel primo gruppo, tutte le fasi stagionali di passaggio, soprattutto quelle inerenti la fase scura dell’anno, dove l’introspezione permette l’accesso alla propria antica visione e facilmente destruttura abitudini stagnanti e ripetitive. L’intervallo tra l’equinozio d’autunno e il solstizio d’inverno, definisce uno dei periodi trasformativi più importanti, e il passaggio dalla luce abbacinante del sole estivo, al ben più discreto chiarore lunare, consente di potersi offrire, spogli di certezze, all’effetto rigenerante del rito. In Capanna si è soli con la propria intimità, eppure, nella cornice protettiva offerta dai Guardiani delle Direzioni, nessuno è mai veramente solo. Non si è soli finché si può cantare con gli altri, scandire il ritmo, irrorare la terra del nostro sudore, stabilire ponti d’incontro con i presenti. Non si è soli finché risuoniamo con il cuore pulsante della Terra, avvertita come culla, nutrice e transito.
Ancora una volta la magia è avvenuta, e da un gruppo di persone in qualche misura disperse e scoraggiate, concentrate sul proprio dolore, è scaturito un nuovo impegno e il sentiero per conseguirlo … benedetto dagli Spiriti.
Un grazie di cuore a chi ci ha creduto ed è riuscito ad andare oltre.
Merlino per i Viandanti

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